Che ci fa un gorilla arrabbiato sulla finestra di uno degli hotel di lusso sulCanal Grande? E quelle mani giganti che sbucano dall’acqua? E cos’è che brilla lì, in mezzo a un campo affacciato sul canale?
Queste sono alcune delle opere esposte lungo le rive del Canal Grande nel corso della Biennale. Sono completamente gratuite, visibili dal vaporetto, dal ponte dell’Accademia, dalla magnifica terrazza del Fontego dei Tedeschi, dalle poche rive aperte sull’acqua. Potete quindi avere una visita guidata di Venezia utilizzando i mezzi pubblici, passeggiando o perdendovi nella nostra città.
La Biennale è anche questo: la possibilità di godere di grandiose, sotto molti punti di vista, opere d’arte, che ognuno di noi può osservare e amare, fotografare e ammirare, senza dover necessariamente acquistare un biglietto.
Support, Lorenzo Quinn
Abbiamo già abbondantemente parlato delle mani di Lorenzo Quinn. La sua opera Support è diventata un caso eclatante, essendo una delle più fotografate e ammirate tra quelle esposte durante la Biennale (vd. nostri post: ‘Le ‘Mani’ di Lorenzo Quinn a Venezia: un perfetto connubio tra tradizione e modernità’ e ‘Due chiacchere e un caffè con Lorenzo Quinn a Venezia’). Digitando su Google ad esempio “opere sul Canal Grande” per quasi due pagine le mani gigantesche sono in prima posizione. Da ogni angolo le si voglia guardare, queste enormi mani bianche sono impressionanti. Il supporto è per Ca’Sagredo, a cui sono idealmente abbarbicate? Oppure è anche un sostegno per Venezia e il suo inestimabile patrimonio artistico? O poeticamente per tutti i nostri desideri e sogni? Domande aperte per chi le vuole interpretare.
Support, Lorenzo Quinn
Seguendo il corso del canale, un’altra scultura monumentale ci viene quasi incontro davanti a Palazzo Grassi. Non passa sicuramente inosservata, sono otto metri di una statua in bronzo rappresentante un mostro a forma di drago che avvolge nelle sue spire cavallo e cavaliere: The fate of a banished man di DamienHirst troneggia su uno spesso basamento di pietra d’Istria vicino alla porta d’acqua del palazzo, “piccolo” aperitivo alla mostra Treasures from the Wreck of theUnbelievable che inizia qui e continua a Punta della Dogana. Novello mostro di LochNess, San Giorgio sopraffatto dal drago o moderno Lacoonte ucciso dai serpenti? Tutto e il contrario di tutto, le molteplici letture sulle opere di Hirst, soprattutto nel caso della mostra in corso, sono lecite. (vd, nostri post: ‘Giocare a nascondino con Damien Hirst a Venezia’ e ‘Continuiamo a giocare a nascondino con Damien Hirst a Venezia’)
The fate of a banished man, Damien Hirst, Palazzo Grassi
The fate of a banished man, Damien Hirst, Palazzo Grassi
La scultura è veramente enorme, straniante per le molteplici letture e riferimenti che se ne possono ricavare. Davvero Hirst gioca con la storia dell’arte e le sue varie epoche, mescolando le bizzarre forme del cavallo, che sembra uscito dai manga giapponesi, con i mostri marini delle favole, strizzando l’occhio alla statuaria antica e all’ipermodernismo quasi reale del cavaliere, che di antico non ha proprio nulla.
The fate of a banished man, Damien Hirst, dettaglio
Appena superato il ponte dell’Accademia, un’altra installazione spettacolare è esposta nel giardino di Palazzo Franchetti in occasione della bella mostra Glasstress, organizzata dalla Fondazione Berengo che da ormai 10 anni rappresenta il meglio dei lavori di parecchi artisti di fama internazionale che si cimentano col vetro. Si tratta di Protected Paradise dell’artista belga Koen Vanmechelen, che vuole qui affrontare i temi del riciclo e della sostenibilità.
Protected Paradise, Koen Vanmechelen
L’imponente opera, alta 12 metri, consiste in due alberi di bronzo piantati su un prato di vetro, una enorme zampa di gallina e un uovo gigantesco imprigionati in una gabbia, fatta con materiali riciclati, mentre un altro uovo è posato sopra la gabbia. Uova e galline sono tratti caratteristici delle opere dell’artista, che qui vuole farci meditare sul destino del mondo, in cui la fragilità dell’essere umano è messa alla prova dalla natura, che sempre prevale, libera, fuori dalla gabbia di materiale riciclato, a detta dell’artista una metafora dell’isteria del mondo contemporaneo; e il paradiso è come la vita: affascinante e terribile.
Protected Paradise, Koen Vanmechelen
Protected Paradise, Koen Vanmechelen
Protected Paradise, Koen Vanmechelen
Poco oltre s’innalza la Golden Tower di James Lee Byars, una torre alta 20 metri, ricoperta di 35.500 foglie d’oro 24 carati che la fanno brillare come un faro. Grande era il desiderio dell’artista di vedere la sua torre dorata esposta in uno spazio pubblico esterno. Ora finalmente questo desiderio è stato esaudito nel migliore dei modi, con l’opera esposta in uno dei campi più suggestivi ai bordi del Canal Grande, nella città dorata che lui adorava e dove ha vissuto per un breve periodo. James Lee Byars amava l’oro, usato sia nelle sue opere che nelle performances, lo splendore dell’oro è simbolo del sole, della luce, dell’intima conoscenza e del divino. E qui, a Venezia, la torre sta forse a simboleggiare l’unione tra Oriente e Occidente, l’umano e il divino.
Golden Tower, James Lee Byars
Golden Tower, James Lee Byars
Golden Tower, James Lee Byars
Procedendo nel nostro itinerario lungo il Canal Grande, ecco apparire delle bizzarre figure tra le finestre dell’Hotel Centurion Palace.
Facciata dell’Hotel Centurion con le sculture
La scultura in acciaio inox Luce di laguna dell’albanese Helidon Xhixha, posto nel porticato dell’albergo, assieme a Wild Kong, un orango rosso e aggressivo, e Wild Bear, l’orso bianco nella finestra accanto, del francese Richard Orlinski, famoso per le sue statue di animali selvaggi.
Luce di laguna, Helidon Xhixha
Wild Kong, Richard Orlinski
Wild Bear, Richard Orlinski
Vediamo nuovamente due opere di Damien Hirst, esposte all’entrata della Dogana e l’ultima, proprio in Punta. Un blocco di marmo di Carrara, così perfetto da sembrare plastica è quasi una copia della scultura posta all’esterno di Palazzo Grassi, The fate of a banished man, questa volta col cavallo non imbizzarrito, ma sempre avvinto nelle spire del drago, col cavaliere terrorizzato che si agita nell’impossibile atto di liberarsi dalla morsa del mostro.
The fate of a banished man, Damien Hirst, Punta della Dogana
L'ultima opera è la languida Sirena in bronzo blu, che esce dalle onde rococò simili a fiamme e sembra guardare verso il mare, da dove probabilmente è arrivata, per finire incagliata come una polena nella punta della sua nave immaginaria.
Salutandovi con le foto di questa meravigliosa Sirena Blu, vi aspettiamo per un tour guidato a Venezia. Ciao!
Contatti: info@guidedtoursinvenice.com
Sirena blu, Damien Hirst
Sirena blu, Damien Hirst