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Sculture curiose a Venezia

Sculture divertenti, minacciose, enigmatiche e...

Ovunque passeggiando per Venezia possiamo vedere statue, basso e alto-rilievi, decorazioni marmoree o in pietra d’Istria (patere) che abbelliscono pareti di case, palazzi e chiese.

Sia nella Venezia nascosta che in quella più conosciuta, siamo circondati da sculture, spesso non notate dai turisti, oppure fotografate senza sapere il loro significato e la storia dei personaggi che rappresentano.

In questo post vi vogliamo parlare di alcune sculture ben conosciute da noi guide turistiche e dai veneziani in generale.
Iniziamo da una parte di Venezia fuori dalle mete classiche dei turisti: il campo dei Mori, nel sestiere di Cannaregio.

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Guardandoci intorno vediamo delle statue con costumi orientali “incastrate” negli angoli e nelle pareti delle case: sono tre fratelli che lasciarono la Morea (il Peloponneso, parte interna della Grecia e da qui il nome Campo dei Mori) nel 1112 e si stabilirono in questa città cosmopolita. Avidi venditori di spezie e tessuti, Rioba, Sandi e Alfani divennero noti per le loro attività truffaldine e perché vendevano merci scadenti a prezzi elevati, ingannando i compratori. Secondo la leggenda, furono trasformati in pietra da Santa Maria Maddalena per punizione. Vi è una quarta statua, lungo il canale: sembra fosse un loro servitore.

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Vivevano nel palazzo Mastelli, conosciuto anche come palazzo del Cammello, per il bassorilievo in facciata.

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In realtà, sono statue composte da pezzi di sculture di differenti periodi messi insieme nel 1300, i cui basamenti sono are di epoca romana. Il più importante tra tutti è il Sior Rioba (Signor Rioba), che nel 1800 ‘si ruppe’ il naso in seguito sostituito con un banale pezzo di ferro. Oggigiorno si potrebbe procedere con un delicato intervento di chirurgia plastica, ma no, non possiamo: sfregando quel nasone in ferro, non bello da vedere, leggenda vuole che porti fortuna.

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Rioba inoltre, assunse la stessa funzione del Pasquino a Roma: venivano attaccati alla statua, infatti, poemetti, lettere, bigliettini satirici e di protesta nei confronti del governo della Repubblica e di alcuni personaggi molto noti ed importanti della società veneziana. La fama di Rioba crebbe così tanto che nel 1848 uscì la testata giornalistica “L’ombra de Sior Antonio Rioba”, una rivista popolare che rese questo personaggio immortale. La sua storia non finisce qui: nel 2010 fu decapitato nella notte tra il 30 aprile e 1 maggio, la testa fortunatamente fu ritrovata due giorni dopo e ricollocata al suo posto. Il Sior Rioba è sempre là, vi aspetta, e, anche se dall’espressione sembra scorbutico, toccategli pure il nasone! E buona fortuna a tutti!

Un'altra statua importante si trova in uno dei luoghi più frequentati dai turisti, Rialto, e precisamente in campo San Giacometto: si tratta del famoso Gobbo di Rialto.

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A dire il vero non rappresenta un gobbo, ma un uomo curvo ed inginocchiato che regge il peso di una scala, con pochi gradini, utilizzata da messi, banditori e ‘comandadori’ per salire sulla ‘Piera del Bando’. Risalente al XVI secolo, la statua fu appositamente collocata nel cuore della Venezia commerciale, dove ogni giorno mercanti, patrizi, capitani in cerca di navi, banchieri (vi era il Bancogiro, vera e propria banca) si incontravano per i loro affari. Grazie alla presenza del mercato di Rialto, anche veneziani comuni si recavano in quella zona per i loro acquisti. In piedi sulla pietra, venivano “gridati i bandi”, cioè le decisioni, le leggi, i proclami, le partenze delle galee ed anche le sentenze e condanne del governo della Serenissima. Dopo aver ‘gridato’, i banditori attaccavano dei fogli di carta alla statua, affinché tutti potessero leggere.

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Essendo in tale posizione strategica e frequentatissima, il governo voleva essere ben sicuro che tutti fossero informati sulle nuove disposizioni, cambiamenti legislativi e pene da scontare. Coloro che erano condannati alla fustigazione, per esempio, iniziavano il loro cammino dalla Piazzetta San Marco tra le due colonne di Marco e Todaro, camminavano legati lungo le Mercerie dove il pubblico li frustava, picchiava e offendeva, e dopo aver attraversato il ponte di Rialto, di fronte al Gobbo il supplizio terminava. Questa statua era baciata da chi scontava la pena, poiché indicava la fine delle sofferenze.Proprio per evitare che il Gobbo divenisse il simbolo della liberazione o quasi una scultura da adorare, il Senato nel 1545 fece incidere su una colonna vicina una croce ed un leone in ‘moeca’, spostando quindi di poco il punto di arrivo dei condannati, che vi facevano il ‘bacio della liberazione’.

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Lasciamo adesso questo luogo frenetico e percorriamo a ritroso il cammino dei condannati, fino ad arrivare in Piazza San Marco.

Quando la città non è gremita di turisti, possiamo passeggiare tranquillamente, sereni, goderci le vetrine dei negozi con calma: ma attenzione non sentitevi troppo al sicuro!

All'imbocco della piazza, appena prima di passare sotto la Torre dell’Orologio, alzando gli occhi vedrete una vecchietta che, affacciata alla finestra,è in procinto di far cadere qualcosa sulle vostre teste. È la signora Giustina Rossi, conosciuta come la “vecia del morter”, ossia la vecchia del mortaio.

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Questo altorilievo ricorda un evento molto importante nella storia della Repubblica di Venezia: un giovane nobile ribelle, Baiamonte Tiepolo, nel 1310 organizzò una congiura insieme ad altri membri di diverse famiglie patrizie contro il doge Pietro Gradenigo. Potete immaginare i rivoltosi urlare, sbraitare lungo le calli che portano al Palazzo Ducale. L’anziana signora Giustina disturbata dal trambusto, dal troppo rumore e spinta da una forte curiosità tipicamente femminile, aprì la finestra per vedere cosa stesse succedendo; ma il pesante mortaio in marmo le scivolò di mano (per pura coincidenza o di proposito?) e colpì in testa il portabandiera della fazione dei rivoltosi, uccidendolo. Non avendo più un riferimento preciso, gli insorti furono presi dal panico ed alla fine furono facilmente sconfitti dai soldati della Repubblica. Questo dipinto del pittore veneziano Gabriele Bella (1730-1799) nel Museo Querini Stampalia, illustra proprio il momento in cui la signora Giustina apre la finestra creando scompiglio tra i ribelli.

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La signora Giustina fu ritenuta la salvatrice della vita del doge e della Serenissima, ottenne il blocco dell’affitto per se’ ed per i suoi discendenti fino alla fine della Repubblica e le fu concesso il privilegio di esporre alla sua finestra il vessillo di Venezia, ogni anno il 15 giugno, giorno dell'anniversario dello scampato pericolo, ed anche durante altre celebrazioni solenni. La scultura che ancora oggi possiamo vedere fu collocata nella metà del 1800, e rappresenta Giustina ed il mortaio che cade dalla finestra.

Finiamo questo articolo parlandovi di un'altra scultura curiosa che si trova ai piedi della colonna di San Marco in Piazzetta (da dove i condannati partivano per il loro supplizio fino al Gobbo, e dove venivano eseguite le condanne capitali).

Vi presentiamo Maroco de le Pipone, cioè Marocco dei Meloni.

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Come potete notare, la scultura non è in un buono stato di conservazione, dovuto all’effetto degli agenti atmosferici, all’usura, ai volatili, soprattutto piccioni. In quella parte della Piazzetta vi erano in passato piccole botteghe, dove differenti merci venivano vendute. Marocco altro non era che un venditore di meloni. Tanto semplice ed umile era il lavoro svolto da lui, quanto importante divenne la sua statua: come sul Sior Rioba, sul Gobbo di Rialto, anche su Marocco i veneziani affiggevano pezzetti di carta, lettere con poesie satiriche per criticare il malgoverno della Repubblica o per denigrare ironicamente comportamenti troppo stravaganti di personaggi illustri ed importanti della città. Era un modo, anche scherzoso, di comunicare, di informare le istituzioni politiche della Serenissima sul malcontento ed sulla insoddisfazione serpeggianti tra il popolo. Marocco, quindi, rappresentava la voce del popolo ed anche dei molti burloni a Venezia, che scelsero questa statua per le loro critiche proprio perché si trova a pochi passi da Palazzo Ducale, sede del governo, cuore politico della città.

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Queste sono solo alcune tra le sculture curiose nella nostra città, famose ai residenti. Ci sarebbe tanto altro da dire su questi personaggi, ma non è questa la sede per affrontare argomenti lunghi e complessi che riguardano tutta la storia della Repubblica. Ci auguriamo di avervi divertito ed interessato.

Vi salutiamo, come al solito, con una foto che, in questo caso, rappresenta una scultura di cui non abbiamo fatto cenno, ma che vi invita (speriamo, vista la burbera ed inquietante espressione!) a visitare con noi Venezia.

Ciao e a presto!
Contatti: info@guidedtoursinvenice.com

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