Cinque secoli di pittura veneziana...
Con questo post desideriamo dare inizio ad una breve guida delle
Gallerie dell’Accademia di Venezia, per farvi conoscere alcune delle opere più significative di questo incredibile museo e, perché no, per far nascere magari il desiderio di venire a visitarlo con noi.
La Scuola Grande della Carità e l’Accademia
La
Scuola Grande della Carità, fondata nel 1260 nei pressi di San Leonardo e poi trasferita nel luogo attuale, fu la prima tra le confraternite veneziane a ricevere l’appellativo di Grande. La Scuola, con gli annessi Chiesa e Convento, dopo le soppressioni napoleoniche, fu destinata agli inizi del XIX secolo a diventare la sede dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Precedentemente, l’Accademia si trovava presso il Fontego della Farina, nei pressi di San Marco. Al pianterreno della scuola stessa e dell’adiacente chiesa furono organizzati gli spazi per gli studenti, mentre nel piano superiore di entrambi questi ambienti fu allestita la galleria d’arte.
Oggi tutto il complesso è diventato uno dei musei più estesi in città e
raccoglie ben 500 anni di pittura veneziana, mentre l’Accademia è stata trasferita nel vicino ex Ospedale degli Incurabili, con una sede staccata nell’isola di San Servolo.
Scuola Grande di Santa Maria della Carità, facciata settecentesca del Massari
La Sala del Capitolo e la Sala dell’Albergo
La
Sala Capitolare della Scuola Grande della Carità veniva usata per le riunioni plenarie di tutti i confratelli. Presenta ancora qualche traccia degli
affreschi che anticamente la decoravano.
Tracce di affreschi nella Sala Capitolare
L’elemento decorativo più rilevante è tuttavia il
soffitto ligneo intagliato, dipinto e dorato, eseguito alla fine del XV secolo dallo scultore, nonché confratello della Scuola,
Marco Cozzi, artista di spicco nella Venezia di quel periodo. Da notare sono i
volti dei cherubini, uno diverso dall’altro, quasi il maestro desiderasse infondere in loro una certa dose di personalità.

Il soffitto ligneo di Marco Cozzi, dettaglio
Davvero interessante è poi il
pavimento ad intarsio di marmi policromi, frutto della ristrutturazione settecentesca dovuta a Massari e Maccaruzzi.
Il pavimento settecentesco
Anche nella
Sala dell’Albergo, dove di norma si riuniva il governo della Scuola, fa bella mostra di sé un prezioso
soffitto in legno intagliato e dorato, con timide forme della rinascenza. Qui, peraltro, ancora si conservano opere che furono commissionate dai confratelli della Scuola proprio per questo ambiente, come la '
Presentazione della Vergine al Tempio' di
Tiziano Vecellio, nonché il prezioso reliquiario del Cardinal Bessarione.
Soffitto della Sala dell’Albergo, dettaglio
I Primitivi: la pittura medievale a Venezia
Il
Polittico di Santa Chiara, dipinto verso la metà del XIV secolo da
Paolo Veneziano, è sicuramente una delle opere più notevoli di questa collezione, ed introduce degnamente la
Sala dei Primitivi. Composto da numerosi scomparti con storie di San Francesco, di Santa Chiara e di Cristo, presenta al centro una
notevole e ricercata Incoronazione della Vergine Maria. Lo
stile gotico di Paolo è impreziosito da un raffinato decorativismo di matrice bizantina, nonché da una certa abbondanza di foglia d’oro, ma si percepisce anche il gusto più narrativo, occidentale, nelle storie dei comparti laterali, come pure un
certo influsso giottesco.
Polittico di Santa Chiara, Paolo Veneziano, 1350 circa
Interessante composizione, entro una cornice lignea imponente, il
Polittico Lion, dipinto da
Lorenzo Veneziano intorno alla metà del ‘300, rappresenta nel comparto centrale
l’Annunciazione della Vergine Maria, affiancata lateralmente da santi ben riconoscibili grazie ai loro attributi. Le figure appaiono allungate, eleganti, raffinate, còlte in posizioni leggermente diverse.
La foglia d’oro dona luce all’insieme. Anche qui, soprattutto nella parte con l’Annunciazione,
l’influenza di Giotto si fa sentire… del resto con i suoi affreschi alla Cappella degli Scrovegni a Padova egli tracciò la via per buona parte della pittura veneziana successiva.
Polittico Lion, Lorenzo Veneziano, seconda metà del XIV sec.
Jacobello del Fiore, pittore attivo non solo a Venezia ma anche nelle Marche e in Abruzzo, dipinse
Venezia come Giustizia tra gli Arcangeli Michele e Gabriele nel 1421 probabilmente su commissione della Repubblica Veneta, per una delle sale del Palazzo Ducale.
Venezia è qui rappresentata come
personificazione della Giustizia ed è assisa sul trono di Salomone dalle forme leonine… il leone a Venezia rimanda anche a San Marco, santo patrono della città. L’Arcangelo Michele, con la spada e la bilancia, rafforza la
simbologia della Giustizia, mentre l’Arcangelo Gabriele porge alla figura muliebre centrale il giglio, che allude alla
purezza, formando così una
specialissima annunciazione, in cui la
Vergine Annunciata si viene a confondere con la Giustizia e con Venezia stessa.
Lo stile gotico di Jacobello si
affranca dall’influenza bizantina: le figure sono meno sottili, più corpose e voluminose; lo sfondo dorato cede il passo al colore, mentre l’oro appare solo nei dettagli a pastiglia delle vesti, delle aureole, della corona della Giustizia.
Venezia come Giustizia fra l’Arcangelo Michele e l’Arcangelo Gabriele, Jacobello del Fiore, 1421
Un discorso a sé meriterebbero, per certo, il muranese
Antonio Vivarini e la sua scuola: nel trittico
Vergine in trono col Bambino e Santi, del 1446, dipinto in collaborazione col cognato tedesco
Giovanni d’Alemagna proprio per la Sala dell’Albergo della Scuola Grande della Carità, dove tuttora si trova, il gotico veneziano giunge al suo apice per aprirsi alle
influenze della rinascenza, senza tuttavia accoglierle pienamente. Evidente è la
volontà di conferire tridimensionalità alle figure e agli spazi, e tuttavia persiste la staticità e la ieraticità delle figure, come pure l’uso della pastiglia dorata per impreziosire vesti e dettagli.
I colori sono intensi e vibranti, come del resto si nota un po’ in tutta la pittura veneziana nel corso dei secoli.
Non di poco conto è poi il fatto che probabilmente
fu la prima opera eseguita su tela a Venezia.Notevole è la struttura architettonica nel dipinto, di gusto prettamente gotico, mentre oltre lo spazio chiuso che contiene i protagonisti si intravvede un rigoglioso giardino.
La Vergine in trono col Bambino e Santi, Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna, 1446
E pensare che in quegli stessi anni comincerà la sua attività il
primo grande pittore del Rinascimento veneziano,
Giovanni Bellini…Ma questa è un’altra storia che vi racconteremo nel prossimo post… oppure di persona durante una delle
nostre visite guidate alle Gallerie dell’Accademia!Vi aspettiamo!
Contatti:
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