Tra le moltissime chiese di cui Venezia può andare fiera, una delle più belle e particolari è quella dedicata alla
Madonna del Carmelo, meglio nota come la Chiesa dei Carmini.
Sarà perché abita a pochi metri da lì, sarà che la conosce da quando era bambina, tra noi tre Marialaura è quella più legata e affezionata a questo piccolo gioiello così importante e per certi versi davvero unico nel panorama artistico veneziano.
La chiesa all’esterno
Di antichissima costruzione, forse della
fine del XIII secolo, la chiesa era dedicata
all’Assunzione della Vergine (la nominazione di Carmelo è molto più recente, del 1909) e venne
consacrata nel 1348. Dell’antica costruzione si può ancora ammirare il
raro protiro trecentesco nella facciata laterale che guarda il campo S. Margherita, ornato di belle
patere veneto-bizantine, tra cui spicca quella frontale con
due pavoni che si abbeverano alla fonte della vita.
La facciata principale in mattoni che dà sul campo è rinascimentale, con ampio coronamento curvilineo trilobato e un rosone centrale che si apre per dar luce all’interno. Richiama il modello dell’Alberti che l’architetto Mauro Codussi portò in laguna con grande successo.
La facciata della chiesa dei Carmini
Il protiro laterale
L'interno della chiesa
La meraviglia arriva appena si varca la soglia. Che strana questa chiesa! Ha pianta basilicale,
tre navate divise da 12 colonne di pietra d’Istria, non uguali, ornate di
capitelli del ‘300, su cui poggia una seicentesca, raffinata decorazione di
legno dorato con bassorilievi di santi e profeti sovrastata da una serie di tele che raccontano
la storia dell’ordine carmelitano: è un importante esempio dell’arte del Seicento veneziano.
L’interno è uno
scrigno di notevoli opere d’arte.
L'interno della chiesa dei Carmini
Già nella controfacciata s’incastona il notevole
monumento funebre di Jacopo Foscarini,
capitano da mar che abitava nel palazzo di fronte alla chiesa e viene qui rappresentato in piedi, trionfante, tra trionfi, armi e battaglie navali scolpite nel marmo.
Monumento Funebre di Jacopo Foscarini
Nella navata destra il secondo altare barocco incornicia una tavola raffinata, la
Natività con S. Caterina, S. Elena, l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo, opera della maturità di
Cima da Conegliano datata 1509 ed eseguita per il ricco mercante Giovanni Calbo, sepolto ai piedi dell’altare. Colpisce l’atmosfera soave, i colori accesi, brillanti e la composizione pacata.
La luce soffusa del tramonto incipiente mette in rilievo il
paesaggio, dominato a destra da una roccia alberata e sullo sfondo da un castello turrito.
Natività con Santa Caterina, Sant’Elena, L’Arcangelo Raffaele e Tobiolo di Cima da Conegliano
Subito dopo incontriamo l’altare della Scuola del Carmelo, per il quale
Pase Pace dipinge
La Vergine consegna lo scapolare a S. Simone Stock. Ai lati dell’altare si trovano due raffinate sculture del ‘700: l’Umiltà di Torretti e la Verginità di Corradini, slanciata e dal volto perfetto e bellissimo, mentre sulla balaustra si possono ammirare due
stupendi angeli cerofori in bronzo, eseguiti da
Girolamo Campagna nel 1618.
La Vergine consegna lo scapolare a S. Simone Stock di Pase Pace
Angelo ceroforo di Girolamo Campagna
Lo spazio della cappella si completa col magnifico
doppio soffitto affrescato da Sebastiano Ricci, un tripudio di
angeli che volteggiano in un cielo d’oro che riverbera in una luce splendente, quasi a richiamare
i mosaici marciani.L’altare seguente è ornato dalla Presentazione di Gesù al tempio, opera giovanile di Jacopo Tintoretto, purtroppo non una delle migliori del grande pittore veneziano.
Affreschi di Sebastiano Ricci
Davanti al presbiterio s’innalzano due grandiose
cantorie seicentesche decorate con piccoli dipinti delicati eseguiti da
Andrea Schiavone per il precedente coro della chiesa e aventi per tema le storie della Vergine. Il più noto e speciale è proprio la Natività, in cui il pittore usa colori morbidi e velati e allunga le forme sotto l’influenza di Parmigianino.
Una delle opere più preziose conservata in chiesa, ora posta in una cappella a sinistra dell’altare maggiore, è il Compianto di Cristo, prezioso rilievo bronzeo di Francesco di Giorgio Martini, donata a metà dell’800 dal barone Giacomo Malgrani di Montenovo, unica opera dell’artista toscano presente a Venezia. Eseguita per il Duca Federico da Montefeltro, raffigurato nel rilievo, è uno stupendo manufatto, vibrante di ombreggiature e di una luce che mette in evidenza i dettagli dei bassorilievi e la perfetta e drammatica composizione.
San Nicola in Gloria di Lorenzo Lotto
Ed ecco il pezzo forte dei dipinti della chiesa. Nel secondo altare di sinistra possiamo ammirare la tela
S. Nicola in gloria che
Lorenzo Lotto eseguì nel 1529 per la
Confraternita dei Mercanti.
Prima opera pubblica a lui commissionata a Venezia, il dipinto esercita un
fascino incredibile, anche per la struttura a doppio registro. San Nicola, molto venerato in città in quanto
protettore dei naviganti, è sospeso su una vaporosa nuvola tra
San Giovanni Battista e Santa Lucia. I colori sono
freschissimi, scintillanti, dissonanti, posti a contrasto uno sull’altro, antitetici alla pittura tonale di Tiziano. Le figure sembrano poggiare su uno
strepitoso paesaggio marino colto a volo d’uccello, come si usava nella
pittura nordica che ha molto influenzato Lotto. Il cielo in tempesta sovrasta un golfo con una ricca città portuale, a sinistra un via vai di mercanti e bestie da soma e a destra, dove le nuvole diventano nere di pioggia, viene raffigurata la scena di
S.Giorgio che uccide il drago, mentre la principessa fugge terrorizzata.
San Nicola in Gloria di Lorenzo Lotto
Ci sarebbe ancora molto da dire su questi capolavori e sulla bellissima chiesa. Per questo vi aspettiamo per
una visita guidata a Venezia per svelarvi tutti i suoi segreti!
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